"L’apparizione del poema, di cui si festeggia quest’anno il centenario, sconvolse i lettori, per la letteratura russa risuonava come una sfida minacciosa, proporzionata al teutonico atto distruttivo della rivoluzione. Alcuni rimasero offesi e indignati. Altri entusiasti e inebriati. Ma quasi tutti ne furono impressionati.
L’inaudito sinfonismo di eventi storici mai visti prima qui aveva assunto
la sua forma congeniale: una dissonanza simile a un mosaico, un insieme di suoni di strada, di gergo carcerario, ritornelli e imprecazioni fatti di marchi politici, propaganda, discorsi ufficiali di pubblici congressi e aforismi sacrileghi, e tutto questo modulato, in fin dei conti, in un lirismo serafico e alato, in note sacrali.
Questo poema costituisce la summa della particolare estetica conosciuta
come “testo pietroburghese” della letteratura russa. L’autore mette a nudo uno dei suoi più importanti meccanismi, rodato magistralmente da Dostoevskij quando aveva innalzato l’humus dei giornali quotidiani e la cronaca criminale ad alto mistero dello Spirito umano".
dall’introduzione di Vadim Polonskij